E’ il sorriso ciò che caratterizza questo luogo e questo popolo gentile. E’ il sorriso dei bambini che ti seguono gioiosi senza chiedere nulla, il sorriso degli anziani che non sono stati piegati da uno dei regimi più brutali dell’ultimo secolo, ma anche quello dei volti scolpiti nei templi Khmer, bellissimo e misterioso. La Cambogia è un paese stupendo. Spesso le si dedicano pochi giorni, ma ha così tanto da dare da lasciare un segno indelebile.
Il mio viaggio è durato 5 intensissimi giorni, tre dei quali trascorsi a Siem Reap e due a Phnom Penh. Il primo giorno sono arrivata da Bangkok direttamente a Siem Reap, cuore turistico del Regno. Per l’ingresso nel paese è necessario il visto che viene rilasciato in pochi minuti all’aeroporto. Qualche minuto in taxi e si raggiunge il centro della cittadina. Una piccola curiosità sui taxi di Siem Reap: le auto hanno quasi tutte il volante a destra nonostante la guida sia alla “Europea”.
Il primo pomeriggio non poteva non essere dedicato ad Angkor Wat. Il parco archeologico si trova a circa 20 minuti di auto dalla cittadina, l’ingresso è a pagamento e si possono fare biglietti giornalieri o pass validi tre giorni (dai 20 ai 40 $). L’area è piuttosto vasta, quindi, è bene avere un mezzo. Noi ci siamo organizzati con un tuk tuk che ci ha scarrozzato in giro per il sito. Naturalmente la prima cosa da vedere è Angkor Wat e tutte le foto che ciascuno ha visto non preparano alla bellezza di questo luogo. Non solo la vista di insieme è splendida, soprattutto nelle prime o nelle ultime luci del giorno. Ma ogni singola stanza e cortile lasciano senza fiato con le bellissime statue e i bassorilievi che assomigliano a fini merletti. Qualcuno ha definito questo luogo come una delle sette meraviglie del mondo e lo è davvero. E nemmeno la moltitudine dei turisti riesce a diminuire la bellezza di questo luogo.
Il secondo giorno proseguiamo nella visita dell’area storica che è davvero ricchissima. Visitiamo Angkor Thom che nell’antica lingua Khmer significa Grande Città. E’ stata infatti l’ultima capitale dell’Impero Khmer. Il sito dell’antica città è circondato da alte mura ed al suo interno ci sono monumenti mirabili come la terrazza degli elefanti ed il tempio Baphuon. Ma di certo ciò che lascerà il segno è il Bayon con le sue alte colonne e i volti scolpiti. Sono impressionanti, sembra che ti seguano con lo sguardo ovunque tu vada, misteriosi e bellissimi!
La visita prosegue nel Ta Prohm, nello stesso stile del Bayon, con alte mura, gli ingressi che portano alla piazza centrale, i volti scolpiti. Ma qui ciò che più colpisce è la forza della natura, visto che gli alberi crescono sulle rovine fino ad inglobarle, creando una particolare atmosfera che ha fatto diventare questo luogo uno dei più popolari dell’area.
L’ultimo giorno è dedicato al Tonle Sap, il grande lago su cui sorgono i villaggi di palafitte. Il nostro fido autista che ci ha condotto per tre giorni tra le meraviglie di Angkor ci accompagna in un piccolo villaggio nei cui pressi c’è l’imbarco su piccole imbarcazioni che conducono nella visita. Dal parcheggio all’imbarco veniamo condotti in motorino e proviamo l’ebrezza del “siamo tre in moto”. Per fortuna il tragitto è breve.
Eccoci poi sulle barche che navigano sul fiume Tonle Sap, quello che va poi a formare il lago omonimo. Lungo bambini che giocano, donne che lavano stoviglie, uomini al lavoro, operai che creano mattoni. E lungo il fiume tante barche: piccole piroghe con famigliole, grandi chiatte testimonianza della consueta laboriosità asiatica. Lentamente si giunge a Kampong Phlunk uno dei più grandi villaggi su palafitte sul fiume. Qui ogni attività si svolge sull’acqua. Abitazioni, negozi, laboratori, persino animali in gabbie galleggianti, e naturalmente tutti si spostano da un luogo all’altro con piccole imbarcazioni. Noi veniamo condotti in un’abitazione privata dove consumiamo il nostro pranzo al sacco e acquistiamo alcune bibite. I proprietari poi ci fanno visitare la loro casa, una palafitta. La casa poi non è altro che un grande ambiente comune, con delle stuoie che di giorno sono sedili e di notte letti, grucce alle pareti (l’armadio), qualche piccolo scaffale. Separata una piccola zona cucina e un’altra adibita a toilette. Per noi ovviamente la visita è interessante. Certo che pensare di vivere sempre in queste condizioni…
Finito il giro, la moglie del nostro ospite con la propria bimba di tre anni ci carica su una piccola barchetta e ci conduce laddove il fiume entra nella giungla. E’ molto bello. Intorno non c’è nessuno, solo i rumori degli insetti e degli uccelli che popolano la foresta e lo sciabordio dell’acqua.
Verde e acqua, ciò che nel mio immaginario è l’Indocina.
Il nostro tragitto si conclude là dove il fiume sfocia nel lago, la barca è troppo piccola per navigare in acque aperte e quindi ci limitiamo ad uno sguardo di insieme.
Poi lentamente, barchetta, barcona, motorino, auto, torniamo sui nostri passi.
Lungo la strada del ritorno ci fermiamo a Bantaeay Srey la Fortezza delle Donne, si trova a circa 35 km da Angkor, un tempio piccolo ma ben conservato.
Mangiare – Essendo un luogo pieno di turisti, la cittadina di Siem Reap finisce per essere non tipica ma certamente divertente. Il centro è un susseguirsi di locali, bar e ristoranti, dove trascorrere una piacevole serata. Alcuni nomi: Banana Leaf per un aperitivo, The Red Piano per una cena fusion, The Khmer House Restaurant per una cena cambogiana. A proposito di cibo locale a me è piaciuto tantissimo l’Amok
Dormire – Pavillon d’Indocine è un luogo che mi sento di consigliare. Semplice e per nulla lussuoso, ma molto carino, con spaziose camere che si aprono su una bella piscina. E’ molto vicino al centro ma è anche isolato e quindi tranquillo.
#cercounhashtagperviaggiare
Che posto incredibile, il tempio immerso nella foresta di Ta Prohm. Chissà l’emozione di chi l’ha riscoperto a metà Ottocento.
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Sicuramente si sono resi conto di avere di fronte qualche cosa di grandioso. In ogni caso, lo hanno un po’ ripulito, ma nel complesso è stato volutamente lasciato come allora ed è molto affascinante.
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E hanno fatto bene, il sito ha un che di apocalittico…
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Vero anche perché, nonostante la sua fama, non si può dire sia invaso dalla folla!
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Sito archeologico meraviglioso
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