E’ un pò che non scrivo, perché per un mese e mezzo sono stata in viaggio, ho percorso …zero chilometri, ma è stato un viaggio lunghissimo con il cuore. Ho ospitato una bimba bielorussa, uno di quei bambini inseriti nei programmi di risanamento di quel paese vicino geograficamente ma ancora lontano dagli standard di vita occidentali.
Questi bambini vengono dalle zone a sud della Bielorussia, quelle più prossime all’area contaminata dalla nuvola di Chernobyl , dove ancor oggi le conseguenze di quel terribile incidente non sono note e chiare. La “mia” in particolare viene da Drybin, nella regione di Moghilov.
Sono aree povere, dove la gente ancora fatica a vivere, la povertà morde, il lavoro è poco, i legami familiari sono labili e spesso la disperazione si dimentica con l’alcol. Di tutto ciò fanno le spese i più deboli, i bambini. Ecco allora che queste vacanze sono per loro un modo per respirare aria buona, mangiare cibo genuino e per fare un’esperienza che per molti sarà unica.
E’ così che ho conosciuto la mia piccola Ulyana, sette anni e sedici chili di ossa, pelle e poco più. Per un mese e mezzo abbiamo condiviso il nostro cammino.
Senza parole, lei parla russo e io no, solo gesti, sguardi, abbracci, ma anche qualche sana arrabbiatura …non è che i bambini siano sempre angelici!
Ho visto il mio pezzettino di mondo con gli occhi di un bambino, io che bambini non ho.
Occhi spesso stupefatti di fronte ad oggetti che per noi sono normali, ma che per loro rappresentano una ricchezza, come una lavastoviglie o un aspirapolvere, o per l’opulenza dei nostri negozi, ma anche occhi curiosi di fronte alle tante novità di un mondo così diverso da quello semplice rurale da cui provengono.
Molti non comprendono lo spirito di questa iniziativa di accoglienza, in fondo Chernobyl sembra oramai un episodio lontano nel tempo, poco attuale ed urgente rispetto alle tante tragedie dei nostri giorni. Altri domandano se non sia crudele far assaggiare il benessere a persone che forse non l’avranno mai.
Beh anche io me lo sono chiesta. Facile fare i buoni un mese e poi far ritornare tutto come prima, ma è proprio così?
Io spero che nel cuore e nelle menti di questi bambini germini un seme e quando saranno adulti non si limitino a rimpiangere ciò che non hanno ma che abbiano, invece, la consapevolezza che un’altra vita, una vita migliore, è possibile, che possono guardare oltre il loro piccolo orizzonte.
Spero che questa per loro sia una chance, un’opportunità che possa far diventare loro non solo persone più forti sotto il profilo fisico, ma anche più capaci di rendere migliore la propria vita.
O forse non diamo loro nulla, se non una bella vacanza. Ma in fondo anche questo, per noi che amiamo così tanto viaggiare, non è forse offrire una bella opportunità?
Io non so esattamente che cosa sono riuscita a dare, ma so per certo quello che ho ricevuto, che è difficile da descrivere ma che è tanto e riempie il cuore in un modo che non potrò mai dimenticare.
Grazie piccolina.
Deve essere un esperienza indimenticabile! !
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