Altro “must see” in Botswana è il delta dell’Okawango, che tanto mi porta alla mente le letture di Wilbur Smith e la saga dei Courtney.
Il punto di partenza è la cittadina di Maun, luogo piacevole dove spendere mezza giornata. Ci siamo affidati ad un’agenzia locale che ci ha consigliato due notti di “Wild Camping”: scelta da valutare con attenzione se vi si dovesse presentare. Il “Wild Camping” è selvaggio nel senso che si svolge fuori da strutture organizzate ed in completa solitudine, se escludiamo il “personale” di contorno coinvolto nell’escursione: 3 barcaioli, 1 cuoco, 1 aiuto cuoco, 1 montatore di tende e cucina da campo: insomma, tutta la scomodità del campeggio, senza l’emozione e l’avventura del fai da te.
Due giorni e tre notti punteggiati da passeggiate a piedi nella savana, brevi navigazioni sui mokoro, canoe tipiche della zona, qualche fotografia, letture e parole crociate. Il programma effettivamente non è molto intenso e l’esperienza può rivelarsi a tratti un pò noiosa. Per cui, se vi capita, consigliamo di “esagerare” con le attività tenendo anche conto che i contatti anche telematici con il resto del mondo sono esclusi.
In ogni caso, il Delta dell’Okawango è fantastico dal punto di vista naturalistico. Scorrere su quelle acque basse a poca distanza da un elefante che attraversa il fiume o camminare nella savana a 200 metri da un branco di zebre e gnu vale l’esperienza: magia, acqua, fiumi, animali, barriti in lontananza, silenzio, ruggiti nella notte stellata, tramonti. Un bel ricordo quello che rimane nel cuore e nella mente.
Il delta non delude e lo abbandoniamo con l’unico rimpianto di non aver effettuato un volo. Probabilmente la vista dall’alto sarebbe stata magnifica. Ci sentiamo di consigliarlo. Maun è dotata di un piccolo ma trafficato aeroporto turistico dove è possibile acquistare direttamente il volo panoramico.
La nostra ultima tappa in Botswana è la cittadina di Ghanzi, in pieno deserto del Khalahari. Non è certo una meta imperdibile, ma questo luogo sorprendentemente vivace e ordinato vale una sosta.
Eccoci al confine con la Namibia ed è qui che ci rendiamo conto che i nostri passaporti non sono stati timbrati all’uscita del paese qualche giorno prima. Naturalmente la Polizia di Frontiera ci ferma, ci interroga addirittura in sale separate e non perde occasione per una convincente ramanzina. Veniamo rilasciati dopo circa 2 ore tra 1.000 corrette raccomandazioni. A capo chino ascoltiamo ed alla fine salutiamo ringraziando i Poliziotti per aver applicato la legge con molto buon senso.
Ci sentiamo di dire che non ci capiterà più, speriamo.
#cercounhashtagperviaggiare
Non sono mai andato in Africa..mi affascina molto.
Grazie per il post e le foto 🙂
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Grazie a te…L’Africa è proprio un altro mondo, è splendida e quella parte è anche molto tranquilla e sicura, che di questi tempi non guasta!
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