La mia Africa. Diario dei viaggi in Namibia – Parte prima: dalla città ai deserti

Per la mia prima volta nell’Africa sub-sahariana, la scelta è caduta sulla Namibia e mai decisione è stata più azzeccata: io che non torno mai sui miei passi, sono invece tornata due volte in quella regione.

E’ un’area meravigliosa, con una varietà tale di paesaggi che pare di fare ogni giorno un viaggio diverso, dal deserto al mare, dalle montagne alla savana, osservando le foche ma anche i leoni, l’architettura germanica e le capanne di fango e non ho nemmeno visto il sud del paese.

Il punto di arrivo in Namibia è naturalmente la sua piccola e graziosa capitale, Windhoek, che si visita in mezza giornata, non avendo in verità grosse attrazioni.

001 - Wind - 0017

Noi abbiamo affittato un auto per girare in autonomia: una fantastica Toyota Hilux che fa molto traversata nel deserto e che comunque si è rivelata fedele e sicura compagna sulle strade namibiane ben tenute si, ma tutte sterrate.

Ci siamo poi affidati ad una agenzia per la prenotazione degli alloggi; ci è parsa l’idea migliore perché le opportunità di pernottamento, soprattutto in alcuni luoghi sono piuttosto limitate, specie in alcuni periodi come agosto.

A Windhoek abbiamo soggiornato sia al Casa Blanca Hotel, una piccola costruzione in stile moresco, con patio e piscina, molto grazioso ma un po’ decentrato, che al White Sand’s Hotel un business hotel a quattro stelle non troppo caratteristico ma situato nella via centrale e quindi comodissimo per due passi in centro.

Per cena, almeno una volta si può andare da Joe’s Beer House. E’ un caratteristico ristorante, in gran parte all’aperto, ricordato praticamente da tutte le guide sulla Namibia. E’ pieno di turisti, ma la cosa non infastidisce. Conserva uno spesso velo di genuinità e, soprattutto, invita ad una piacevole birra ghiacciata che accompagna il primo positivo assaggio di carni locali.

Alzataccia. Colazione e poi spesa in un supermercatino. Panico da viaggio nel deserto: compriamo qualcosa da mangiare, perlopiù biscotti non deperibili e 2 bocce da 5 litri di acqua. Ci sembra un acquisto intelligente e molto coerente con le migliaia di chilometri che ci aspettano. Ne avanzerà, e parecchia.

Partiamo da Windhoek, direzione sud.

000 - Strade - 0813Dopo qualche ora su una strada perfettamente asfaltata, raggiungiamo la zona di Mariental ai bordi del deserto del Kalahari. Ed è proprio qualche chilometro prima della nostra meta che improvvisamente l’asfalto scompare. Lo ritroveremo magicamente diversi giorni più tardi.

Si alloggia alll’Anib Lodge.

002 - Kala - 0042In serata è previsto un “desert drive4x4” al tramonto. L’escursione è carina, nulla di imperdibile ma deve essere fatta. Da valutare la valida alternativa del giro all’alba che nel nostro caso non si adattava agli orari. Copritevi che fa freddo!

002 - Kala - 0043Non vediamo molto: qualche springbock, orici e struzzi. Tutti abbastanza lontani. Incredibile la sabbia rossa!

Al tramonto, i nostri accompagnatori organizzano un aperitivo sulle dune in attesa del “Sundown”. Carino.

002 - Kala - 0049Sembra di essere ormai in piena notte quando risaliamo sulle fuoristrada per raggiungere il Lodge. Si cena. Poi, in pieno deserto, scoppia il temporale. Iniziamo bene!

L’indomani partiamo presto alla volta del deserto più antico del mondo, il Namib, con le sue tipiche altissime dune rosse. Sulla strada facciamo una breve sosta al Duwisib Castle, curioso castello in stile europeo che sorge nel bel mezzo del nulla a sud di Maltahole. E’ stato costruito nei primi del 1900 da un tedesco con materiali importati dal vecchio continente. Un “pazzo”, che ha lasciato il proprio segno in Namibia, per poi morire in Europa durante la prima guerra mondiale.

Dopo la visita, che consigliamo, ci ributtiamo sulla pista verso il Namib, attraversando la Namib Rand Nature Reserve, 20.000 ettari di praterie e deserto, uno dei più bei passaggi della Namibia (e secondo noi anche del mondo). Il territorio è fantastico. L’occhio si perde sugli orizzonti che ricordano ogni minuto il continente che stiamo percorrendo. In serata, raggiungiamo il Betesda Lodge. Niente di particolare, anzi un po’ anonimo. Si trova a circa 30 chilometri dall’ingresso di Sossusvlei. La distanza non deve spaventare. In Namibia le distanze sono spesso importanti. Del resto non c’è traffico, anzi non c’è proprio nessuno! Il Betesda è tra i più vicini all’ingresso e anche solo per questo può essere consigliato. In serata raggiungiamo Sossusvlei. La guida ci consiglia di acquistare i Pass d’ingresso per il giorno successivo. E’ un’ottima idea. Lo consigliamo anche noi.

E’ buio. Non sentiamo la sveglia, per cui la colazione al sacco che il Lodge ci ha preparato, perde il suo senso. La portiamo. Ci servirà per pranzo. Intanto beviamo un caffé. Utile.

Si parte per Sossusvlei. E’ ancora buio. Ma quando la luce si apre è fantastica. Dobbiamo imporci di non fermare continuamente l’auto per scattare fotografie.

Mezz’ora serve per raggiungere l’ingresso del parco. E quasi un ora per arrivare alle tanto attese, fotograficamente parlando, Big Daddy Dune (la più alta) e Duna 45 (la più famosa).

004 - Sesri - 0117E poi il Dead Vley, suggestivo lago asciutto con fotografatissimi alberi neri secchi che rendono particolare il paesaggio. Qui è la Namibia più fotografata. Siamo a circa 65 km dall’ingresso del parco ed ora la strada continua solamente per le 4wd. Sono 5 chilometri e ci proviamo. Innestiamo le 4 ruote motrici. E’ la prima volta che navighiamo sulla sabbia africana e, a parte qualche piccolo spavento, è divertente, molto divertente. L’alternativa alle 4wd è rappresentata dalle navette organizzate dal parco che portano i visitatori fino al Sossusvlei pan. Lago salato, con l’acqua questa volta, duna alta, alberi secchi. Non manca nulla.

004 - Sesri - 0189Dopo la visita si ritorna verso l’ingresso del parco, per finire la giornata al Sesriem Canyon. Lungo un chilometro, profondo 30 metri, è formato dal fiume Tsauchab che ne ha scavato la gola. Se si riesce a cogliere l’attimo in cui non vi sono molti turisti è molto scenografico. Si rientra, stanchi ma molto soddisfatti. Le dune del Namib non deludono!

#cercounhashtagperviaggiare

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2 risposte a "La mia Africa. Diario dei viaggi in Namibia – Parte prima: dalla città ai deserti"

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