Il nostro viaggio nella regione “cafetera” della Colombia prosegue con un tour dei cosiddetti Municipios Cafeteros, villaggi che hanno legami con la coltivazione del caffè. In questa regione ci sono molte attrazioni e luoghi da visitare. Ci sono belle cascate, rinomati centri termali, un famoso “mariposario” (mariposa in spagnolo significa farfalla) e perfino un Parco del Caffè, parco tematico stile Disneyland dedicato alla bevanda.

Il tour dei villaggi non è particolarmente pubblicizzato. Mi ci sono imbattuta per caso su tripadvisor e mi ha subito attirato. Il perché della poca pubblicità è presto detto. Si tratta di villaggi semplici senza grandi attrazioni, ma proprio per questo autentici e privi di folle di turisti. Tornando indietro ripercorrerei esattamente lo stesso itinerario che mi sento sinceramente di suggerire. Nel corso di una intera giornata abbiamo visitato i villaggi di Cordoba, Pijao e Buenavista, sostando anche in una finca cafetera.
La prima tappa è Cordoba dove abbiamo visitato una piccola fabbrica di confezionamento del caffè destinato all’esportazione. Qui i chicchi vengono selezionati, lavati, e posti in grandi sacchi di juta pronti per il viaggio all’estero. Abbiamo fatto una breve passeggiata per le vie della città e visitato la sua bella piazza dominata dalla chiesa in stile coloniale.

Ci siamo fermati in una caffetteria proprio su Piazza Bolivar dove la bevanda viene preparata con l’aiuto di una macchina “storica”. Interessante (la macchina) e buono (il caffè), senza contare l’atmosfera del locale con gli immancabili tavoli da biliardo.
Non offre molto di più Cordoba. La regione del Quindio e la città di Armenia, suo capoluogo, nel 1999 sono state colpite da un fortissimo terremoto che ha provocato la morte di oltre 2500 persone, oltreché la distruzione di molta parte dell’abitato. Per questa ragione molti edifici storici non esistono più, e la ricostruzione in taluni casi è stata anche un pò disordinata. Ciò nonostante la cittadina è molto vivace e merita la breve sosta che abbiamo fatto.
Ci rimettiamo in auto, con autista e guida, per il prossimo paese che è Pijao.
Il villaggio di Pijao si trova tra belle colline punteggiate da coltivazioni di caffè, banane, avocado e piante da frutto. Quest’area è patrimonio dell’Unesco e rappresenta una delle due regioni al mondo (insieme alle risaie delle Filippine) tutelate dal Fondo in relazione alla coltivazione di un particolare prodotto, il caffè appunto.
Non solo, Pijao è la prima città del Sud America a far parte del movimento Slow city, proprio perché la sua comunità è impegnata nella sostenibilità e nel conservazione del patrimonio culturale e naturale.

Pijao è una città graziosa, assomiglia a Salento, ma più autentica. Anche qui gli edifici sono realizzati nel tipico stile del Quindio, con porte e finestre colorate e balconi fioriti. Tutto è però più tranquillo, meno scintillante, più vero. Un luogo pieno di fascino, vera essenza di questa regione.
Appena poco fuori Pijao, ci fermiamo nella Hacienda Cafetera Granada, per scoprire il funzionamento di una azienda produttrice di caffè. L’aspetto interessante della produzione di caffè in Colombia è rappresentato dal fatto di essere controllato unicamente da tanti piccoli produttori: nessun monopolio, nessun latifondista!

A Granada, il proprietario è il signor Jesus, che ci ha fatto anche da Cicerone nella visita alla sua Hacienda. Il signor Jesus ci ha mostrato le colline dove coltiva le piante di caffè in combinazione con banani, platani, mais, fagioli, yucca e altri alberi da frutto per creare un sano ecosistema di piante, insetti e uccelli, in modo da non dover usare sostanze chimiche. Questo sistema è denominato policultura, ed è ispirato ad una stringente logica di ecosostenibilità.

Le piante di caffè iniziano ad essere produttive a circa 3-5 anni e possono vivere fino a 100 anni. Il periodo di massima produzione è tra i 7 ed i 20 anni. Due sono le stagioni durante le quali i lavoratori raccolgono a mano le bacche di caffè. Queste vengono lavate in acqua. Le bacche “guaste” vengono a galla e sono separate da quelle “buone”. Successivamente i frutti vengono passati attraverso una macchina che separa il guscio dai chicchi, che vengono lasciati fermentare in vasca. I frutti vengono messi ad asciugare al sole sui tetti delle case. Dopo l’asciugatura viene asportata una ulteriore pellicola dal chicco utilizzata come concime per il terreno. E finalmente i chicchi sono pronti per la torrefazione e per la macinatura.

Il signor Jesus ci ha detto che in autunno verrà in Italia a Torino alla fiera Slow Food. Chissà magari andremo a trovarlo!
Lasciata Pijao, raggiungiamo l’ultima tappa, il villaggio di Buenavista. Anche questo villaggio è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 1999 ma la buena vista! ripaga la visita. Rientriamo per la sera alla nostra finca.
Per due notti abbiamo deciso di soggiornare in una finca tipica. Si tratta di una vecchia casa ristrutturata e resa fruibile per i turisti. Il nome è Hacienda Pombia, a Calarcá, poco fuori Armenia. E’ semplice ma molto carina, con begli spazi comuni e persino una piscina. Si tratta di un luogo piacevole per trascorrere qualche ora rilassante e godere della tranquillità di questi luoghi in mezzo alla natura.
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